domenica 19 dicembre 2010

Frammento numero due

Anche questo secondo frammento è stato scritto nel 2008.
E potrebbe probabilmente urtare la sensibilità di alcuni.

In sostanza, esprime il punto di vista di un umanista ateo (molto in piccolo dal punto di vista morale, io) davanti alle critiche e alle accuse di quanti seguono una religione trasformata soltanto in occasione di guadagno e strumento del potere.
Di certo, non è politicamente correttissimo. Ma non voglio che lo sia.


Sì, dio è morto.
Non l'ha ucciso questo o quel pensatore, e non l'hanno ucciso coloro che ne hanno riscontrato la morte. E non l'abbiamo ucciso noi, noi che viviamo consapevoli all'ombra del suo cadavere in putrefazione.

Siete stati voi.
Voi, che con le vostre parole fasulle di lode fraudolenta ne avete fatto un altro, l'ennesimo burattino nelle vostre mani, l'ennesima banderuola spiegata al vento del vostro orrore. Siete stati voi, voi che avete sporcato la sua perfezione con la volubilità delle vostre brame, con l'incostanza delle vostre pulsioni.

Siete voi, voi che impallidite di finto raccapriccio, voi che inveite indignati di una rabbia crudelmente vera contro di noi, noi che annunciamo a tutto il mondo l'avvenuto decesso di quel corpo putrefatto che vi ostinate a inalberare quale vessillo delle vostre perversioni, ombra minacciosa su quanti non la pensano come voi. Avete aperto la mente di un dio ormai morto, e l'avete riempita della vostra empietà; avete messo il vostro interesse al posto del suo cuore, proferite le vostre bestemmie con la sua bocca.

Voi, che chiamate relativismo, e la disprezzate, la nostra discrezione, ed elevate la vostra a saggezza. Voi, che tacciate di empietà la nostra coscienza, ed elevate le vostre bugie al rango di verità rivelata.

Siete voi, siete sempre stati voi. Voi ci avete tolto quanto era nostro, ci avete privati del nostro lume trapiantandolo in quel cadavere, il cui puzzo ormai basta a stento a coprire il fetore del vostro essere. Ci avete defraudati, chiamando sovversivi quanti si opponevano al vostro latrocinio e pazzi visionari quanti lo denunciavano.

Ma anche voi siete caduti, siete voi i dannati. Avete alimentato il vostro idolo con la vostra umanità, copiosa quanto mai è stata quella che strappaste, e ancora strappate, dai nostri corpi per mantenere l'orrida finzione con cui vi ammantate di pietà.

Siete grandi, sì, e volate alti, alti quanto gli angeli che pretendete di essere, alti quanto i nostri pensieri a cui avete strappato le ali per montarle sulle vostre spalle, parodia delle vostre stesse ambizioni.

E le vostre fila sono quanto mai folte: burattinai senz'anima, burattini privati della vista in una tenebra che spacciate per luce divina, contribuiscono entrambi alla vostra causa.
Voi siete molti.
Il vostro fetore richiama quanti non si inginocchiano davanti al cadavere che fingete di adorare, e il loro numero ingrossa le fila dei vostri.

Ma un cadavere non è vita, un cadavere è rigida necrosi e decadenza inarrestabile. E le nostre scintille pulsano e ardono nel petto del vostro burattino in capo. Si rivelano a chi sa guardarle, e la verità ineffabile che è di tutti noi, che era di tutti voi prima che ve ne privaste volontariamente offrendola in sacrificio a tutti gli incubi del vostro inferno, brilla più delle tenebre che ammantate di luce.

Voi siete molti e noi siamo pochi. Ma voi vivete nella menzogna, per noi è forza la verità.
Voi chiamate verità i vostri inganni, ma ignorate e tentate di nascondere la realtà dietro alla parola.
Voi fingete di adorare un dio, ma lo umiliate di giorno in giorno con godimento sempre maggiore.
Voi tacciate noi tutti di empietà, ma siete voi i veri empi.

Noi sappiamo vedere la vera realtà divina, che non si trova in un cadavere morto da ere, ma palpita negli uomini, è grande con loro, esiste in loro, in noi che la vediamo levarsi.
Esiste in noi, in tutti noi e in nessuno di noi, da solo. Esiste con noi, con noi tutti, ed esisterebbe anche con voi, ma voi l'avete ripudiata: avete ucciso in voi il dio che era di tutti, e in tutti, per crearne uno che fosse solo vostro e mugugnasse di piacere nello scoprire le vostre malefatte.

Tenetevi il vostro cadavere. Esso è infinitamente più piccolo quanto più infinitamente lo volete grande, e tanto più impotente quanto più riverite la sua supposta onnipotenza.

Il nostro dio è fallace, come noi tutti; il nostro dio è limitato, come noi tutti. Ma il nostro dio sa andare oltre i suoi limiti, sa superare se stesso, perché noi siamo il nostro dio, noi tutti. Non uno, elevato da voi a miraggio di cartapesta, ma tutti gli uomini assieme sanno essere dio. Un dio che soffre, che spera, che sa amare e migliorarsi. Un dio disperso, usurpato, ma vivo.

Un dio che vi giudica, e che non teme le vostre menzogne, poiché noi siamo verità.

Nessun commento:

Posta un commento